Ripartire dall'Italia



In un elenco pubblicato da The Spectator la cultura italiana è al primo posto. Una classifica simile fatta da US News vede l’Italia come trendsetter al mondo. Ciò sottolinea l’unicità della nostra cultura, cioè quel mix di sapere specialistico, scientifico, artistico e letterario.

Se a tutto ciò sommiamo il valore delle pratiche quotidiane, le consuetudini tipiche di una identità collettiva apprese, inconsapevolmente, a contatto con la società nella quale si vive, che investono le scuole, le accademie, gli istituti, i musei, i ristoranti eccetera.

Purtroppo la storia e la bellezza del nostro paese, sebbene apprezzati, non sono accompagnate da una adeguata capacità di sfruttare questo potenziale.

Ma anche rispetto al “capitale sociale” non corrisponde adeguata sostenibilità.

A proposito delle nostre banche non riusciamo a sostenere l’iniziativa per tante imprese, anche straniere, che vogliono investire in Italia.

Numerosi startupper berlinesi e londinesi sono infatti scappati dall’Italia, (per l’impossibilità di avere un prestito).


Salvatore Rossi, dg di Bankitalia, in un articolo del 2014, invita il nostro Paese a non sognare la California, ad abbandonare quella che lui stesso chiama “la retorica del declino”ma piuttosto a guardare alla Germania: «Il punto è aumentare la produttività», spiega Rossi. Che si può far crescere «salendo sul treno delle tecnologie», eliminando la burocrazia «con misure a costo zero», ma anche trovando strade alternative al credito bancario.

La mancanza totale della cultura del rischio, costituisce un problema che ci trasciniamo da sempre.

Una serie di aziende, che rappresentano una “punta di diamante” del nostro paese, ha capito come fare la mossa del cavallo, come reinventarsi in un mondo globalizzato, e sta andando avanti internazionalizzandosi. 

Un altro problema serio e limitante è che in Italia il fisco assorbe fino al 48% (cioè la metà di ciò che viene prodotto).

La pressione fiscale italiana infatti è tra le più alte del mondo. Basti pensare che in America l’aliquota maggiore è 10 punti in meno della nostra!

Non esistono soluzioni rapide, ma forse se non perdessimo di vista ciò che siamo stati e ciò che (nonostante tutto) siamo ancora oggi (per chi viene o guarda da fuori), capiremmo che valiamo molto di più di quello che pensiamo. 

Dovremmo darci una spinta a fare di più e meglio, reagendo a partire da noi stessi.


Elisa Carlisi

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