D&G Il Metaverso
Il Metaverso è stato definito "mixed reality". Infatti permettendo di replicare i nostri stati emotivi e le nostre espressioni su un avatar che ci rappresenterà, ci consentirà, grazie ad una ricostruzione 3D dell’ambiente, di avere delle esperienze virtuali, con applicazioni idonee per far vivere azioni e bisogni che rappresentano le aspettative dell’uomo di istruirsi consultando migliaia di fonti, accedere a giochi personali e collettivi, capace di sperimentare modalità e problemi del lavoro in fabbrica e di migliore sistemazione delle governance aziendali, cash flow, e-commerce, e-marketing.
Un elemento chiave per la crescita e lo sviluppo del metaverso è stato quello del visore che trova le sue origini già nella metà del XX secolo, ma la sua crescita la possiamo ritrovare negli ultimi di questi anni, quando le caratteristiche sono diventate sempre più accessibili e pratiche per il mercato commerciale.
Dopo alcuni prototipi il primo vero visore è stato l'oculus, di cui si fece un uso massiccio (siamo già nel secolo XXI), cioè quegli “occhiali” di realtà aumentata in 3D con i quali sembrava di entrare nella scena o di partecipare ad un evento seguendo i movimenti di un nostro avatar che abbiamo scelto noi secondo nostre preferenze (ovviamente registrate in una base precompilata) il quale non è altro che un paio di occhiali di realtà aumentata 3D. Questo, grazie alla sua risoluzione, alla sua velocità e alla sua grafica innovativa, consente di vivere esperienze di tipo reale. Ora si possono raggiungere gli stessi risultati con i cellulari e il pc.
Questa breve premessa per anticipare il video (video? Ma il metaverso non è un video…è realtà …artificiale!) sulla “sfilata” (sfilata? Ma non effetti non c’è stata una “sfilata”…e allora?!?) che Dolce&Gabbana hanno presentato nella settimana della moda del settembre scorso.
DOLCE&GABBANA
Infatti, l'accesso alla sfilata è avvenuto attraverso un vero e proprio "teletrasporto avatar", ogni avatar posizionato su un cerchio di luce veniva automaticamente trasportato sulle gradinate della passerella. Anche la passerella, la cui forma richiamava il numero otto o il simbolo dell'infinito rappresentava parte integrante dello show, così come la location scelta dal brand dove l'assenza del soffitto consentiva di intravedere il cielo e le stelle. Ai lati del palco inoltre, le ninfee bianche, rappresentavano la passerella, il luogo scelto dal brand per far entrare i suoi modelli e modelle avatar che dovevano sfilare.
L'avatar modella/o scelto dal brand con grande stupore del pubblico è stato anch'esso una sorpresa, si trattava di un avatar umanoide dal volto felino.
Sin qui il nostro breve resoconto della “sfilata”. Ci riserviamo di affrontare più puntualmente la problematica del Metaverso.
Saverio Monno
(ha collaborato Nicolò Collvignarelli)
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