Ad Agrigento, il progetto dello chef Nino Nasser a Ruga Reali, il gusto dell’artigianalità ha il profumo del mare


Progetti destinati a crescere col tempo poiché fondati su esperienza, passione per le materie prime di qualità soprattutto locali e per il lavoro. Il progetto Ruga Reali è identitario, spontaneo e risponde al nome di Nino Nasser.

Lo chef patron forte dell’esperienza maturata nel settore – qualche anno prima a Pantelleria poi sul lago di Garda ed a Gallipoli– coglie l’opportunità di far rivivere un ristorante situato nel cuore pulsante di Agrigento, in cui dare forma al suo progetto capace di coniugare l’Alta Cucina ad atmosfere spontanee, genuine; una proposta poco austera basata sulla qualità. Il Ruga Reali esiste da sempre. È un locale storico del centro cittadino agrigentino. Nato inizialmente sotto forma di osteria nel 1995, ha continuato, attraverso altre gestioni, per poi trasformarsi con l’attuale proprietà in ristorante nel dicembre del 2015.

Da 8 anni lo chef patron ha riversato nel suo locale energia e creatività che per carattere gli appartengono. La sala interna prima e il cortile esterno in un secondo momento hanno subíto un importante restyling (sedie tavoli tovagliato stoviglie decorazioni)… Anche la struttura e l’arredamento si è svecchiato: meno rustico ma ugualmente caldo ed accogliente grazie anche agli inserti di tufo ed alla collezione di locandine teatrali alle pareti. L’esterno tra giare di terracotta e vele bianche il ristorante offre un ambiente magico e fresco nelle serate estive. Infine, ma non per importanza, la cucina ovviamente completamente personale. Questa è la vera rivoluzione del Ruga Reali.

Il menù è prettamente di pesce. Al Ruga Reali si propone una carta dei vini costruita in maniera intelligente, alternando una proposta più classica ad una contemporanea, regalando un percorso esperienziale che si struttura in circa 150 etichette tra cui champagne, vini frizzanti e spumanti, bianchi, aromatici e dolci, rosati, rossi, da dessert e importanti etichette di distillati. Una ricercatezza mai esasperata all’assaggio che è possibile riscontrare nella scelta alla carta dei menù proposti e dei fuori menù (aggiornati stagionalmente), un’esperienza più strutturata e spesso ispirata dal ricordo d’infanzia o più semplicemente dal gusto e dalle passioni dello chef Nasser. La passione dello chef certamente il mare, espresso in piatti di pesce, cucinato in maniera semplice e rispettoso di tradizione e dei metodi di cottura. Ad esempio la tartare di tonno, introdotta in provincia proprio da lui quando ancora non era di moda, o la zuppa Windsor o zuppa dello chef, un piatto unico in cui la sapidità marina e la dolcezza del pomodoro emergono come elementi vincenti al palato. Per citarne un altro, che in Sicilia pochi fanno, è la pasta con le cozze aperte a coltello a crudo. Le cozze mantengono una consistenza e un vigore senza pari grazie al fatto che non hanno ancora subito lo sbalzo termico della cottura, tecnica che – tra l’altro – ingentilisce la componente iodica e salmastra tipica del conchigliaceo, lasciando emergere l’aspetto più dolciastro e di fungo.

A detta di tutti probabilmente antipasti e primi sono le portate che più facilmente si fissano nella memoria del fortunato commensale. Ogni piatto nasce dal ricordo proustiano di infanzia e del nonno Antonino quando preparava prelibatezze saporite e d’altri tempi. Chiude con stile e coerenza il parfait di mandorle locali. Dessert freddo tipico siciliano da cucchiaio ma perfettamente ancorato a una cucina meno barocca: più equilibrata e genuina in cui tornano i gusti veri dei dolci fatti artigianalmente.


Elisa Carlisi 

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