Un condizionatore blocca la Sicilia?

È solo un condizionatore che brucia all’aeroporto di Catania a bloccare l’estate turistica siciliana? O sono altri condizionamenti a trasformare un boom turistico in una debacle? Il governatore Schifani se la prende con la Gesap che non accetta di sobbarcarsi i voli catanesi, i sindacati protestano per i turni massacranti, nessuno assume qualche interinale per sopperire alle ore straordinarie, il sindaco Lagalla difende il suo aeroporto dall’invasione “catanese”, i turisti dirottati sono sballottati in autobus su strade arroventate e impercorribili per lavori in corso a basso ritmo, è tutto come al solito uno scaricabarile. In cui ci si accusa vicendevolmente e si cerca un capro espiatorio.

Così poi, impiccato il colpevole, tutto è “a posto”, e possiamo tornare alla nostra miopia, quella che non vede, non sente e non ascolta. Ognuno pensa di avere ragione, sia Lagalla che non vuole stressati i suoi turisti “palermitani” da quelli “orientali”, perché in soldoni lui da quelli non guadagna tasse di soggiorno, sia gli albergatori catanesi e taorminesi, che prevedevano un boom di presenze ed ora temono disdette. Si attende l’ineluttabile attacco di De Luca ad una Sicilia ingovernata ed ingovernabile, che solo il White Lotus taorminese può salvare.

Andando alle cause la rottura e l’incendio apodittico del condizionatore della Sac evidenzia la mancanza di sistema degli aeroporti siciliani. La Sicilia, nel 2015 testimoni attivi sia l’attuale CEO di Gesap Vito Riggio che il sottoscritto, otteneva in conferenza Stato-Regioni il grande successo di ben 2 aeroporti strategici, non li ha nemmeno la ben più popolosa e ricca Lombardia, e 4 aeroporti di classificazione nazionale. Eravamo diventati la più grande base aereonautica del Sud Europa. Li ci siamo dimostrati miopi, individualisti e campanilistici, come al solito. Gli aeroporti sono attività industriali, nel resto d’Italia sono anche quotati in borsa, noi invece li teniamo in un coacervo di soci pressoché falliti, come province, abolite da anni, camere di commercio sull’orlo del disastro per debiti accumulati, comuni in predissesto o in disequilibrio. Possono dei soci del genere competere con Ryanair o con sistemi finanziari internazionali?

Noi miopi siciliani pensiamo, come struzzi con la testa nella sabbia di Mondello, di si. Invece di costruire un’unica società aereoportuale che si occupi dei 6 scali siciliani, avendo la possibilità di trattare con molti più slot di atterraggio la potenza o prepotenza delle compagnie aeree, costruendo sinergie e trasporti intermodali tra gli scali, ci siamo divisi tra comuni, provincie e camere di commercio quattro miserabili posti di CDA, accontentando qualche partito e riuscendo nella impressionante figura di niente del sistema trasporti isolano. Un’unica società ovviamente da non tenere in ostaggio alla politica ma da vendere al miglior offerente strategico globale, con ingenti piani di investimento, che la Sicilia non si può minimamente permettere, per far crescere turismo e servizi civili per i suoi 5 milioni di residenti.

Ma così si perdono i posti in cda e qualche assunzione di amici e parenti, direte voi. Ed allora teniamoci questo casino immane che ci fa fare la figura che meritiamo.

Ps: siamo sicuri che l’attuale situazione di Catania non sia solo un caso di sfortuna, con la procura che inevitabilmente allunga i tempi di riapertura per perizie tecniche, ma sia invece un casus belli per fare fuori qualcuno?

Fonte qds 




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