L'arte della salvezza. Storia favolosa di Marck Art
Gli angeli di Marck hanno sei ali: due per proteggersi, due per volare e due per
dipingere attraverso le mani e le corde dell'anima di un meravigloso giovane che si
nutre quotidianamente di quell'abbraccio d'aria e d'amore del suo angelo custode
Matteo che a lui si manifesta e lo affianca. E ove è magicamente racchiuso il senso del suo essere felice.
Il suo mondo infantile, di caruso del profondo sud, è stato graffiato e incrostato da
plurime e ripide salite, che ne hanno scolpito l'animo, scalfendolo, ma forgiandolo,
preparandolo al suo incontro più bello, ai suoi angeli.
La favola del pittore favarese Marco Urso, sapientemente raccontata dall'esperiente
penna di Carmelo Sardo, assume fattezza di moderna fiaba, proprio perchè
immanente al nostro tempo, che punta dritto ad ogni cuore in ascolto. Sfiorando la
sensibilità del lettore che si fa, ad ogni pagina della narrazione, parte di essa, quasi
fosse un personaggio d'una delle favolose creazioni di Marck Art.
Visioni oniriche s'accatastano in un testo che appare, nell'incedere degli occhi sulle
parole, a tratti surreale. Anch'esso parrebbe dettato da superiori entità, per il suo dire
soave e leggiadro, pur nel travaglio bruciante d'una esistenza duramente ferita da
mille spuntoni.
Lui, Marco, riesce a vedere gli angeli di ciascuno e di tutti e, per ciò stesso, si ha il
sentore che sia già partecipe della nostra vita.
Quella tenerezza dilatata descritta da Sardo trasuda da ogni riga del racconto della
favolosa storia del piccolo prodigioso pittore degli angeli.
Tra i linticchieddi favaresi come li chiama lui e le tinturie, le angherie ingoiate a
forza da bambino, a causa dei suoi coetanei che tra larghi sorrisi gli hanno
ammaccato il cuore, Marco è cresciuto come virgulto d'ulivo elevandosi tra
simboliche vergate insinuate tra le offese subite da giovanissimo.
Gli sguardi misti di pietà e derisione con cui ha convissuto per anni sono stati
ammorbiditi dalla personificazione della carezza spirituale, anima dentro l'anima
tenera di Marco, voce del suo silenzio, l'amata nonna Luzza. Il suo angelo terreno che
lo rende bello nonostante il suo goffo aspetto, lo rende conte, a dispetto dell'umili
origini, lo rende capace di sperare, di credere con slancio nei propri sogni, nell'essere
artefice della propria gioia di vivere, della salvezza.
La sottile linea di confine tra il prima e il dopo è rappresentata, per il protagonista, da
lett~ d'ospedale, ove Marco s'è addormentato risucchiato da vorticosa apnea e s'è
nsveghato Marck Art, animate, mani e cuore, da rinnovata angelica linfa.
E' rinato pittore, pittore degli angeli. Restituito al mondo con un incedere più denso,
con un caloroso amor di sè.
L'alba dei suo angeli è rinascita, è redenzione, tema caro a Carmelo Sardo chè il suo
cuore sensibile ne ha delineato i cortomi da ogni spigolatura.
E' uno scofinato cielo giallo lucido e netto, che svetta e vola alto sovrastando pene e
disagi che l'anima bambina e gentile di Marco hanno vissuto nel corso della sua
prima vita, un giallo miracoloso, come il biondo delle spighe di grano che galoppano
assieme al treno per Palermo, carezzando la campagna sicula e i pensieri di Marck.
Una notte di luglio del 2006 gli angeli sono apparsi al giovane Marco, aspirante
pianista, studente al conservatorio di Palermo, sulle rive del Giordano,
profetizzandogli un'esistenza breve ma d'intenso successo.
Donandogli il dono della pittura, e nuovi occhi per scrutare a fondo il cuore della
gente.
Il suo elegante e vezzoso smoking nero, con cui Marco si destreggia tra i salotti bene
del lusso e dell'arte, sembrano stridere con l'inquietudine del suo vivere che fu,
blindato inconsapevolmente in un universo muto. Da cui angeliche entità l'hanno
sottratto e riscattato.
Tra i bulli di paese che l'hanno sbeffeggiato e perfidi sciacalli che l'hanno fintamente
idolatrato, la figura di Marck Art, narrata con toni favoleggianti ma strettamente
ancorata al reale, emerge candida e pura, consapevole che il riscatto è fiamma che
arde dentro, che all'unisono è essenziale credere e che qualcuno creda, con occhi
sinceri, in noi, fino a quel battito che infiamma il sentire d'ogni vivere.
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