Non esiste un piano B per salvare il nostro pianeta! Serve una strategia di pronto soccorso per la Terra
L’erosione del suolo e la desertificazione, i governi più deboli crollano sotto questo peso crescente. Se non riusciremo a invertire questi fenomeni, non potremo più fermare la moltiplicazione di stati fallimentari. Alcune delle tendenze emergenti più recenti – come il declino della produzione mondiale del petrolio, le conseguenze del riscaldamento globale e l’aumento dei prezzi dei generi alimentari – potrebbero spingere a un punto di rottura anche gli stati più ricchi. Sul fronte economico, la Cina ha superato gli Stati Uniti nel consumo di risorse primarie. Attorno al 2030, quando secondo le proiezioni il reddito medio della sua popolazione raggiungerà quello attuale degli Stati Uniti, la Cina consumerà il doppio della quantità di carta prodotta attualmente nel mondo.
In un’economia mondiale sempre più integrata, nella quale tutti dipendiamo dallo stesso grano, petrolio, acciaio, questo modello non funzionerà neanche per i paesi industrializzati.
La nostra sfida generazionale consiste nel costruire una nuova economia, prevalentemente alimentata da fonti energetiche rinnovabili, con un sistema di trasporti estremamente differenziato e che riusi e ricicli tutto. Ed è necessario farlo a una velocità senza precedenti. Perpetuare il sistema economico attuale, che sta distruggendo i propri ecosistemi di supporto e spianando la via a pericolosi cambiamenti climatici non è più un’opzione percorribile.
È giunta l’ora del Piano B. Ci sono quattro obiettivi prioritari nel Piano B: stabilizzare il clima, stabilizzare la popolazione, estirpare la povertà e ripristinare gli ecosistemi terrestri. Al centro dei meccanismi di stabilizzazione del clima vi è un piano dettagliato per ridurre le emissioni di anidride carbonica dell’80% entro il 2020 al fine di ridurre ai minimi termini l’innalzamento della temperatura globale. L’iniziativa sul clima ha tre componenti: aumentare l’efficienza energetica, sviluppare le fonti rinnovabili di energia ed espandere la copertura forestale terrestre mettendo al bando la deforestazione e piantando nello stesso tempo milioni di alberi per sequestrare la CO2.
Siamo in gara fra i disastri naturali incombenti e i nostri sistemi politici.
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