La Chiesa Madre di Raffadali
La Chiesa Madre di Raffadali, comune in provincia di Agrigento, è compresa nel vasto patrimonio artistico e culturale, che l’Italia vanta. Soprattutto le Chiese sono opere che rappresentano più marcatamente alcune dei nostri più importanti periodi storici, quelli che hanno determinato importanti svolte di pensiero nel campo artistico e culturale.
La Chiesa Madre di Raffadali sorge nel centro della città e domina, insieme al Castello dei Montaperto, la piazza maggiore e la via Nazionale che, in tutti i tempi, è stata il cuore vivo e pulsante della cittadina. Il cosiddetto Castello concepito come fortezza non fu mai completato come tale: allontanandosi il pericolo dell’incursioni piratesche, ne fu mutata la destinazione in signorile dimora. La vasta area antistante, fu popolarmente detto Piano castello ( << Chianu casteddru>>), mentre alla costruzione restò definitivamente legata la denominazione, alquanto più tarda ( 1650), di <> (Palazzo Principe).
L’assetto definitivo fu dato negli ultimi anni del’500 e nei primi del ‘600 dal Barone Nicolò Giuseppe Montaperto, figlio di Pietro Montaperto Belguardo, che sistemò anche la piazzetta antistante dirimpetto al Palazzo baronale. La prima Chiesa I documenti antichi1 attestano l’esistenza di un’antica Chiesa, dedicata al culto di S. Oliva, adibita a Chiesa Madre. La sua ubicazione non è nota, ma una grande edicola sacra esponeva un’icona di S. Oliva. In seguito al trasferimento nel 1608 della parrocchia e dell’arcipretura, l’antica statua della Madonna degli Infermi, che ivi era custodita, fu sostituita da un quadro rappresentante S. Oliva.
La Chiesa, secondo i documenti, non fu adoperata per il culto, ciò la trascinò in rovina. La Chiesa nuova. Edificata nella seconda metà del XV sec., la Chiesa Madre di Raffadali fu eretta ad arcipretura il 28 luglio 1574. La fondazione del tempio cristiano, voluta dal barone Pietro Montaperto e realizzata dal figlio Nicolò Montaperto, fu finita due secoli più tardi (sec XVII). Si innalza al sommo di un piazzale, da cui si gode un piacevole panorama di grandi macchie mediterranee. La facciata deriva da modelli in stile tardo-rinascimentale romano e nella decorazione del portale, a sinistra della facciata principale, si legge la data: 1831. Il prospetto della chiesa è slanciato nella parte centrale. Il finestrone della parte superiore illumina la navata centrale, la porta principale e le due collaterali corrispondono alle tre navate. Il prospetto nella fascia superiore del cornicione reca la data del 1747. La confraternita nel 1888 aveva costruito il portale della navata della Madonna con pietra di Billiemi ( Palermo- monte di natura calcarea)
La Chiesa è rivolta verso sud, è lunga 40 m e larga 26 m. L’interno ha pianta a croce latina, ha tre navate con transetto. La cupola e la volta della navata centrale sono affrescate2 . Per la sua origine votiva è una tipica chiesa di pellegrinaggio. Narra, infatti, la tradizione, che l’anno 1585 quattro uomini della Congregazione della Madonna dei malati affidarono al Maestro Nicola Buttafuoco l’incarico di scolpire la “Statua lignea della Vergine”. A questo atto di omaggio alla Madonna, seguirono miracolosi benefici verso tutti i malati; ne sono ricordati degli insigni, specialmente dopo essersi constatato che l’acqua della limpidissima fonte, trovata ai piedi dell’albero, dal cui tronco si era ricavato il legno per la statua, aveva potere taumaturgico. Antonio Mongitore3 raccoglie la notizia di un castigo inferto nel 1585 all’artista Nicolò Buttafuoco, per aver costui mostrato irriverenza verso la Madonna dei malati di Raffadali. 1 F.Lo Mascolo, Raffadali nella storia, Sviluppo e mobilità della popolazione La bella e spaziosa facciata, da modelli tardo-rinascimentale romani spartita in tre zone verticali, da possenti pilastri, con tre porte, è formata da due ordini sovrapposti, dei quali il superiore è coronato dal timpano e si unisce, con due volte laterali, all’ordine inferiore. La facciata, come si legge in un’iscrizione posta nel secondo ordine, fu terminata nel 1741. L’interno della Chiesa presenta equilibrio di dimensioni e slancio dell’architettura, la sua bellezza è tutta affidata all’essenzialità delle forme e ai colori degli ornamenti. Vasta e luminosa è dominata da una cupola a calotta, decorata ad affresco. Le tre navate, la cui maggiore con un’unica volta a botte e due minori laterali, sono sorrette da due file di pilastri, cinque per lato, rivestiti di stucco imitante il marmo, sui quali riposano i larghi archi a pieno centro. Le navate terminano in tre cappelle, la navata di destra è occupata da una porta di uscita sulla via Nazionale.
Sono presenti numerose statue: S. Calogero, S. Francesco di Paola, Madonna Addolorata, S. Michele Arcangelo, Cristo in Croce, Sacro Cuore di Gesù, S. Gerlando, S. Rita, S. Tarcisio. Il tabernacolo è di qualificata maestranza narese del 1800, l’altare maggiore è di aspetto austero: ai lati, addossate ai pilastri, sono le statue di S. Paolo e di S. Pietro. L’altare è un elegante pronao tetrastilo di stile corinzio, coronato da timpano. La statua lignea di S. Oliva è qui venerata nell’altare maggiore. Un alto interesse artistico suscita la statua di Maria SS degli Infermi col Bambino, in legno monoblocco, opera del maestro Nicola Buttafuoco e risale al 1585. Regge con sé il Bambino e porge la mano ai bisognosi. Indossa un abito lungo stretto ai fianchi da una cintura e coperto da un fine scialle. Un lungo collare con pendolo a forma di cuore e bellissimi orecchini, adornano il volto. Il Bambin Gesù presenta una leggerissima inclinazione avanti e porge anch’Egli la sinistra ai bisognosi infermi. Nella cappella trovano sepoltura, i Montaperto, nei loro sontuosi monumenti sepolcrali. Quello di sinistra, in marmo porfido, racchiude il corpo del marchese Domenico Montaperto (morto nel 1693).
Il bel sepolcro è composto da un busto, da due stemmi, epitaffio e scritta sulla parete del sarcofago; quello di destra conserva il corpo di Vespasiano Montaperto Uberti (morto nel 1639). Stucchi di gusto religioso, squisita manifestazione di quel manierismo, che rappresenta una delle ultime manifestazione dello spirito rinascimentale. Rappresentano le virtù cardinali: la verginità, la giustizia, la carità e la fede. Il fonte battesimale è un quadro di autore locale (Gacioppo), che rappresenta il battesimo di Gesù, adornano la seconda campata. L’affresco più grande, che domina la volta centrale, raffigura S. Oliva tra le Sante vergini: Rosalia, Cecilia, Agata, Lucia, Ninfa e Agnese. Il campanile oggi esistente fu innalzato nel 1899
Viviana Caparelli
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