Sviluppo e lavoro per la gioventù del trapanese-agrigentino e il ponte con gli USA
Giovani e imprenditori sociali in azione nella Sicilia che cresce: ne parliamo con Giuseppe La Rocca, direttore Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani.
Declinare un’idea di bellezza in un territorio mettendo a sistema persone, risorse, capacità. Sono trascorsi cinque anni da quando un gruppo di tredici ragazzi hanno visto nella propria terra una capacità unica di crescita. Davanti a una forte emigrazione di massa, con migliaia di giovani pronti a lasciare la Sicilia, loro hanno scommesso a Sud con approcci coesivi in grado di rigenerare territori e persone.
Quel gruppo di giovani diventati imprenditori sociali che il primo settembre del 2016 aveva dato vita all’associazione Scirocco sono l’anima pulsante della Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani, ufficialmente costituita il 22 gennaio 2019. Giuseppe La Rocca è ora il direttore: “Lo strumento della fondazione di comunità ci permette di invertire l’ordine delle cose che vedono un Sud inerme, destinato al fallimento, creando alleanze e valore per lo sviluppo locale”.
In un’estate calda in una Sicilia che spera in un futuro migliore, ho incontrato un giovane manager che stimo molto, il dottor Giuseppe La Rocca, che conosco fin da quando iniziava a muovere i primi passi nel giornalismo. Mi sono fatto raccontare questa storia molto bella. Ecco cosa è successo in questi primi due anni di vita della Fondazione di Comunità e per esplorare possibili alleanze con gli emigrati agrigentini e trapanesi negli USA.
La Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani è la più giovane fondazione di comunità del Sud. Quando nasce e per iniziativa di quali realtà?
“La Fondazione Comunitaria di Agrigento e Trapani è nata nel mese di gennaio 2019 dopo un percorso di animazione territoriale durato circa tre anni.
La spinta decisiva, che ha messo in moto istituzioni, enti del non-profit e associazioni, è venuta da un gruppo di giovani del territorio che hanno costituito il comitato promotore (l’Associazione Scirocco). Questi giovani insieme alle Diocesi di Agrigento e Trapani e alla Fondazione Peppino Vismara hanno lavorato insieme per quasi tre anni, tessendo la rete che poi ha portato alla costituzione della sesta fondazione di comunità nel sud Italia. Grazie al programma di sostegno alle Fondazioni di Comunità nel Mezzogiorno promosso dalla Fondazione CON IL SUD abbiamo poi consolidato il patrimonio e avviato diverse iniziative di sviluppo locale”.
Quali i soci fondatori?
“Attorno alla nostra visione di sviluppo socio-economico locale si sono ritrovati i vari enti che ne hanno promosso la costituzione: Arcidiocesi di Agrigento, Confcooperative Sicilia, Farm Cultural Park, Associazione Scirocco, Banca Popolare Etica, Consorzio Agri.Ca., Consorzio Solidalia, CRESM Centro di Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione, Diocesi di Trapani e Fondazione Peppino Vismara.
Hanno contribuito in maniera decisiva in qualità di partner di supporto anche: l’Archivio della Generatività Sociale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Assifero e la Fondazione Charlemagne”.
Quali sono i settori in cui concentrate il vostro lavoro?
“La Fondazione promuove e sostiene progettualità che rispondono alle priorità del territorio volte a produrre azioni di sviluppo locale concrete, innovative e sostenibili, in grado di ridurre le disuguaglianze. I settori di intervento sono: promozione del welfare comunitario nell’educazione e nell’assistenza, sostegno alle imprese giovanili socialmente responsabili, valorizzazione del patrimonio culturale e naturale.
In particolare, lo sguardo è rivolto al mondo giovanile”.
Perché avete un focus sul tema del lavoro giovanile?
“La questione del lavoro rimane la più urgente perché la disoccupazione ci interpella in modo particolare. L’isolamento sociale, il senso di fallimento, il rischio di depressione sono costi umani che non possono essere sottovalutati. A maggior ragione visti gli effetti economico-sociali della pandemia.
Il lavoro è espressione della nostra dignità, ma anche impegno, sforzo, capacità di collaborare con altri, perché esso è sempre ‘con’ o ‘per’ qualcuno. E dunque non è mai un atto solitario. In questo senso, il lavoro è intriso di cooperazione, il luogo dove si diventa veramente adulti, dove impariamo a dare il nostro contributo per rendere più bella la nostra comunità.
Per questo motivo, fin dalla sua costituzione, la Fondazione di Comunità ha lavorato per creare opportunità per la valorizzazione socio-economica dei più giovani, fornendo opportunità e occasioni di sviluppo personale e comunitario”.
In questi primi anni quali iniziative avete realizzato per sostenere l’imprenditoria sociale e giovanile?
“Le iniziative in questo ambito d’intervento che riteniamo più rilevanti sono in particolare tre.
La prima è il bando Crowdfunding di Comunità 2020 “Ripartenze inclusive” attraverso il quale la Fondazione di Comunità ha co-finanziato sei iniziative locali realizzate da Enti del Terzo settore, di cui tre imprese sociali. Dopo la fase di selezione delle proposte ricevute, le sei iniziative selezionate sono state pubblicate sulla piattaforma di crowdfunding di Intesa Sanpaolo “ForFunding” con la quale la Fondazione di Comunità collabora: al raggiungimento di una raccolta pari al 30% dell’importo necessario a realizzare l’iniziativa la Fondazione di Comunità ha erogato il restante 70%.
Si tratta di uno strumento innovativo – in relazione ai territori di riferimento – per il sostegno di tutte quelle iniziative community based capaci di potenziare o attivare servizi di utilità sociale a vantaggio delle diffuse fragilità che il contesto emergenziale ha generato e amplificato.
Le tre imprese sociali sostenute sono: Cooperativa Sociale Arcobaleno – Valderice (TP) per un servizio di trasporto di anziani e persone diversamente abili; Cooperativa di Comunità Identità e Bellezza – Sciacca (AG) per un servizio di infopoint turistici inclusivi (attraverso integrazione LIS-Lingua dei Segni Italiana); Cooperativa Sociale Al Kharub – Agrigento per un laboratorio di falegnameria e inserimento lavorativo di persone in condizione di fragilità nel campo dell’apicoltura.
La seconda iniziativa è il programma “Fa Bene Sicilia” che vuole ri-conferire al cibo il suo valore comunitario adoperandolo come mezzo per promuovere la coesione sociale e l’inserimento lavorativo di persone che si trovano in una situazione di fragilità.
“Fa Bene Sicilia” è una iniziativa di sistema che ha l’obiettivo di operare per la riduzione delle diseguaglianze attraverso la leva del cibo per promuovere filiere di co-responsabilità nelle comunità.
Per realizzare questo intervento si stanno avviando: una rete di GAF (gruppi di acquisto familiari), un e-commerce etico-solidale, una impresa sociale per promuovere inserimenti lavorativi di persone in condizione di fragilità.
Infine, la terza iniziativa è relativa al “South Working”. La Fondazione di Comunità ha sostenuto la nascita di un incubatore a Trapani volto alla promozione dell’impatto socio-economico derivante dal fenomeno del south working e di formule di accompagnamento all’impresa sociale e ai giovani del territorio. L’iniziativa ha visto il sostegno allo start-up di una cooperativa sociale denominata “Beehive” promossa da un gruppo di giovani trapanesi che ha ideato e promosso il progetto dell’incubatore di comunità insieme alla Fondazione di Comunità”.
La pandemia ha fermato o mutato i progetti?
“Certamente la pandemia ci ha obbligato a rivedere le nostre priorità e per una organizzazione appena costituita come la nostra non è stato semplice. Adesso, la sfida che ci attende è quella della ricostruzione: è tempo di rigenerare i legami di prossimità, la coesione delle comunità, il lavoro di cura sociale, culturale, ambientale. In questo momento di crisi è ancora più importante lavorare insieme con determinazione, concretezza e rapidità.
La Fondazione di Comunità, sempre di più in questi mesi, sta lavorando alla costruzione di legami e alleanze circolari, multiformi, ibride ma sempre attente a chi è più fragile.
Si tratta di un percorso complesso che è solo all’inizio. Infatti, la Fondazione di Comunità sta sviluppando un ruolo strategico nei sistemi territoriali locali non solo attraverso le azioni di raccolta fondi, ma anche generando e facilitando progettualità comunitarie di sistema, capaci di affrontare la complessità, su cui far convergere risorse e competenze locali ed extra locali”.
Anche il food è un settore sul quale state puntando molto per aumentare l’impatto sociale ed economico dei vostri interventi?
“Il cibo è un mezzo straordinario per promuovere la coesione sociale. Con il progetto “Fa bene Sicilia” stiamo sostenendo la costituzione di GaAF (Gruppi di acquisto familiari) privilegiando i prodotti locali di qualità della filiera corta a minore impatto ambientale. Il progetto prevede una piattaforma online proprio per la vendita in un’esperienza di e-commerce etico e solidale: dall’utilizzo di prodotti alimentari della filiera corta a uno sguardo alle fragilità attraverso pasti, carrelli sospesi e inserimenti lavorativi. Al cibo la Fondazione di Comunità ha dedicato nel 2019 un progetto di formazione lavoro che attraverso 12 lezioni-laboratori ha permesso a giovani chef di crescere nell’incontro di culture diverse e favorendo così l’integrazione”.
Come si è sostenuta e si sostiene?
“La Fondazione di Comunità persegue esclusivamente finalità civiche, solidaristiche e di utilità e realizza attività di raccolta fondi al fine di: promuovere e sostenere programmi e progetti di sviluppo locale nel territorio in cui opera; formare un patrimonio della comunità la cui rendita sia permanentemente destinata a queste attività.
La Fondazione aggrega, quindi, risorse con la finalità ultima di prendersi cura della comunità stessa e di tramandare alle generazioni future un patrimonio, sia economico che di relazioni, per lo sviluppo del proprio impatto socio-economico e con l’obiettivo ultimo di ridurre le disuguaglianze senza lasciare indietro nessuno.
Dalla costituzione ad oggi i sostenitori delle attività della Fondazione di Comunità sono stati: Fondazione CON IL SUD, Fondazione Peppino Vismara, Fondazione Charlemagne, Fondazione Peretti, 8xmille alla Chiesa Cattolica, Fondazione Unipolis, Impresa Sociale CON I BAMBINI.
A questi si aggiungono diversi soggetti privati ed imprese che hanno visto nella Fondazione di Comunità una piattaforma di collaborazione utile ad ampliare l’impatto della loro responsabilità sociale”.
Quali sono le motivazioni della fondazione di comunità per mettersi in contatto con i trapanesi e gli agrigentini in America?
“Entrare in contatto con i trapanesi e gli agrigentini in America significherebbe provare a valorizzare il legame affettivo che queste persone hanno mantenuto con la loro terra di origine provando a concretizzarlo con progetti specifici di ricaduta socio-economica nella comunità locali.
Ad esempio questo contatto potrebbe scuotere intellettualmente e imprenditorialmente il territorio attraverso il coinvolgimento a distanza dei suoi emigrati di maggior successo. Gli emigrati, infatti, possono contribuire al rinnovamento economico, sociale e imprenditoriale della propria terra anche a distanza.
Per questo motivo, ispirandoci all’esperienza irlandese del Global Irish Economic Forum (GIEF) si vuole creare un’opportunità di scambio intellettuale e professionale con i nostri talenti emigrati per valorizzare tanto il loro attaccamento emotivo alla propria terra quanto la loro conoscenza e il loro capitale relazionale. Il Global Irish Economic Forum (GIEF) riunisce ogni due anni emigranti dal mondo accademico e dal settore privato assieme a esponenti della politica e dell’imprenditoria locale per scambiare idee su quali misure adottare per migliorare la competitività del paese.
Ci piacerebbe avere tanti “ambasciatori” della Fondazione di Comunità che ci aiutino ad aumentare il nostro impatto sociale ed economico per lo sviluppo locale.
Sulla Voce di New York abbiamo voluto raccontare questa storia per aprire un ponte tra Italia e Stati Uniti. Un ponte pieno di speranza ma anche di progetti concreti.
Francesco Pira
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