Lettera aperta al Presidente della Regione Sicilia, On. Nello Musumeci
L’Associazione Ranuccio Bianchi , Italia Nostra e l’Associazione Memoria Futuro hanno inviato una lettera al Presidente della Regione Sicilia, On. Nello Musumeci, per chiedergli chiarimenti in merito a sue recenti dichiarazioni nelle quali pare voler affermare il principio che i Parchi Archeologici siciliani non debbano essere diretti da archeologi.
I problemi nascono dal fatto che gli organi tecnico-scientifici dell’Assessorato dei beni culturali e dell’identità siciliana sono stati assorbiti dentro l’elefantiaca macchina burocratica regionale, senza assicurare la necessaria specificità di questi Istituti ed il rispetto delle norme con cui vennero istituiti, le leggi regionali 80/1977 e 116/1980 tuttora vigenti. È imminente una nuova, ennesima, rimodulazione di tutta l’amministrazione regionale che cancellerà definitivamente ogni rispetto delle competenze disciplinari (ambientale, archeologica, architettonica, bibliografica e storico- artistica) nelle Soprintendenze, Gallerie d’Arte, Musei e Parchi archeologici, accorpando le sezioni tecnico- scientifiche entro mega unità operative indistinte.
Scelta in contrasto con il Codice dei beni culturali e del paesaggio, all’articolo 9 bis, e dal D.M. 244/2019 che ha dato recentemente un ordinamento alle professioni dei beni culturali, indicando tra le attività proprie degli archeologi di prima fascia la direzione dei Parchi archeologici. Il Codice e la normativa che ne discende è vigente in Sicilia dal momento della sua approvazione, trattandosi di norme di riforma economico- sociale, come ha più volte ribadito la Corte Costituzionale.
La ridotta presenza di archeologi nei ruoli di direzione dei Musei e Parchi archeologici siciliani (solo 5 direttori archeologi su 15 Servizi e nessuno nelle decine di unità operative), denunciata anche dalla Corte dei Conti, è una delle cause della mancata progettazione di interventi sui beni culturali con i fondi europei del Programma 2014-2020.
Serve un patrimonio di conoscenze per curare e promuovere il valore culturale del patrimonio archeologico. Invece, nell’amministrazione regionale gli archeologi sono banditi dai ruoli direttivi e da vent’anni non si fanno più concorsi per le qualifiche dei professionisti dei beni culturali, precludendo ad intere generazioni la possibilità di dare il proprio contributo, con gravi danni alla capacità di innovazione e rinnovamento del sistema siciliano di tutela, che sembra destinato inesorabilmente a scomparire. La soluzione a questo stato di crisi non è certo la sostituzione degli archeologi con non ben precisate figure di “manager” ma la ricostruzione dell’assetto legale degli Istituti regionali di tutela, tramite il rispristino dei ruoli tecnici dei beni culturali prescritti dalla L.r. 116/1980 con le successive modifiche.
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