Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Intervista a Francesco Verbaro, Presidente O.I.V - Ministero dell’Economia e delle Finanze
Intervista al Presidente OIV Ministero dell’Economia e delle finanze dott. Francesco Verbaro.
Occorre migliorare le competenze della PA regionale, assumere esperti “che sanno soprattutto fare”, ne va della salvezza della Regione, intesa come territorio economico e sociale.
- a cura di Elisa Carlisi
I giornali riportano notizie sull’ennesima cattiva prestazione della regione siciliana sulla gestione dei fondi europei e questa volta del PNRR…..che ha regole più severe in termini di programmazione e ovviamente di implementazione. Qual è la situazione? Di chi è la responsabilità?
Purtroppo nulla di nuovo. Questa cattiva performance che caratterizza ampi settori dell’amministrazione regionale è la “cronaca di una morte annunciata” per aver trascurato per anni la capacità dell’amministrazione e aver puntato alla quantità di personale e non alla qualità dello stesso e oggi ci porta ai risultati che conosciamo.
Che cosa è la capacità amministrativa?
È la capacità di implementare, tradurre in fatti e servizi le politiche e le norme definite a monte e di fatto è data da alcuni fattori: la qualità del personale, le competenze dei dipendenti; dall’organizzazione del lavoro; e da una politica attenta ai risultati e non agli annunci.
Ma la regione è famosa per avere tanti dipendenti?
Si, è vero. Oggi un po’ meno con le uscite agevolate regionali e nazionali. Ciò che conta però non è la quantità del personale, come altre regioni insegnano, ma la qualità e le competenze. Noi abbiamo reclutato in Sicilia gran parte del personale senza concorso pubblico, pensando più a risolvere il problema della disoccupazione giovanile che a far funzionare la Regione, che, tra l’altro essendo a statuto speciale, ha maggiori competenze delle altre. Inoltre, negli anni questo personale, in qualche modo formatosi all’interno, è andato in pensione senza un’adeguata sostituzione. Il blocco delle assunzioni dovuto alla cattiva gestione finanziaria dei bilanci e l’incapacità a svolgere un concorso pubblico hanno ulteriormente indebolito la già fragile capacità amministrativa. Né si è proceduto ad attivare percorsi di formazione utili a rafforzare le competenze più importanti.
Qual è la situazione oggi quindi?
É grave, di paralisi gestionale potremmo dire. Non per la mancanza di personale, ma per l’età e soprattutto per l’obsolescenza delle competenze che hanno comportato con gravi difficoltà nell’applicazione delle norme sull’armonizzazione dei bilanci (d.lgs. 118/2011), del codice appalti, nella programmazione fondi UE e nella, digitalizzazione dei processi. Ciò non può costituire una sorpresa, per gli addetti ai lavori, in quanto noto da anni ed inoltre asseverato da società di assistenza tecnica come Deloitte, PWC e dallo scrivente nel definire il piano dei fabbisogni formativi della Regione.
Cosa si può fare? Perché non si fanno subito dei concorsi?
I concorsi devono essere fatti, consapevoli che comunque occorre selezionare professionalità con esperienza in materia oltre che con i titoli universitari e post-universitari specialistici. Guai a fare concorsi per diplomati e con lauree generiche: servono addetti alla programmazione, giuristi con esperienza in appalti e programmazione, addetti alla rendicontazione, informatici, esperti di contabilità, statistici, da inquadrare ai livelli più alti, altrimenti si rischia di non trovarli. Occorre reclutare persone pronte all’utilizzo e quindi con esperienza certificabile. Con requisiti elevati, come è necessario per queste professionalità, i partecipanti sarebbero pochi e i concorsi gestibili. I concorsi solitamente portano a reclutare persone che “sanno” e non quelli che “sanno fare”. I neoassunti richiedono solitamente un periodo di inserimento necessario per imparare a lavorare e per quel trasferimento di competenze e conoscenze pratiche. Questo trasferimento (knowledge transfer) nella regione siciliana difficilmente può avvenire, per la assenza ormai di professionalità interne.
Quindi nel brevissimo periodo occorre utilizzare l’assistenza tecnica, prevista sui fondi UE, che solitamente fornisce competenze tecniche esperte e che potrebbero essere utilizzate subito per gestire il PNRR. Ricordo inoltre che il Pnrr ha regole e condizionalità più severe dei fondi europei “ordinari” e soprattutto tempi dettati da cronoprogrammi stretti, incompatibili con i tempi della macchina regionale.
Il problema è che la Regione Siciliana nei prossimi mesi è chiamata a programmare e gestire decine di miliardi: della vecchia programmazione 2014-2020, del Pnrr e della nuova programmazione….
Si, una quantità di risorse da far tremare i polsi alle regioni più attrezzate del Nord. Solitamente la Regione siciliana non riesce a chiudere i settennati comunitari, adesso dovrà spendere ancora le tante risorse della programmazione UE 2014-2020, le risorse del Pnrr e le risorse del nuovo settennato 2021-2027. Praticamente impossibile nelle attuali condizioni della Regione.
Occorre quindi uno sforzo bipartisan per migliorare le competenze della PA regionale, ne va della salvezza della Regione, intesa non tanto come istituzione ma come territorio economico e sociale. Nessun governo o coalizione potrà attuare il proprio programma senza una macchina amministrativa. Oggi la Regione Siciliana non ha una macchina amministrativa. La prima deroga che la Regione dovrà ottenere dallo Stato è la possibilità di assumere un numero adeguato di esperti con un trattamento adeguato, altrimenti le risorse comunitarie verranno interamente perse!
Ci sono infine i comuni…
Anche qui non navighiamo in buone acque. Metà dei comuni siciliani sono in dissesto o deficitari e in generale non navigano buone acque dal punto di vista finanziario. Pieni di debiti per le partecipate, bassa capacità di riscossione, alta spesa del personale a causa dei numerosi precari assunti negli ultimi anni. Dovrebbero ricevere un aiuto da parte della Regione almeno in termini di assistenza tecnica grazie ai fondi sulla cd “capacità istituzionale”, ma scontano anche loro la debolezza della regione.
Una parola di speranza?
Si sta diffondendo la consapevolezza che occorre interessarsi della capacità amministrativa in maniera bipartisan e che la PA regionale e degli enti locali non può essere più terreno di scorribande partitiche e clientelari. Senza un’amministrazione si possono forse pagare gli stipendi ma non creare sviluppo.
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