Verso la Fase 2, quattro date per bar e industrie
Quattro lunedì scandiscono le riaperture dopo il lockdown. Il 27 aprile ripartono le fabbriche di macchine aziendali, poi il 4 maggio via libera ai cantieri. Ultimo bar e ristoranti il 18 maggio. Il programma rallenta se l’indice R0 ricomincia a salire.
Sono quattro le date chiave per la "fase 1". Quattro lunedì che scandiscono le ripartenze dopo il lockdown deciso per contenere l'epidemia da coronavirus. C'è chi vorrebbe accelerare, chi frena. Ma alla fine il governo ha fissato il calendario per le aperture di aziende e negozio, dal 4 maggio alla fine del mese. Tutto dipenderà comunque dalla curva dei contagi. Se l'indice R0 dovesse ricominciare a salire il programma potrebbe subire un rallentamento. Per ora a Palazzo Chigi arrivano pressioni fortissime da tutte le categorie produttive. Tutte le associazioni nazionali che rappresentano la filiera delle costruzioni, oltre 600 mila aziende e due milioni di occupati sostengono di essere "pronte a ripartire".
Lo stesso pressing arriva dalle imprese che producono materiali da costruzione, arredamento e finitura. I sindacati fanno resistenza e, come sospettano nel Pd, «il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, non vuole litigare con Cgil, Cisl e Uil». A preoccupare il governo sono le decisioni dei governatori sul fronte sanitario. In particolare, la diminuzione del numero di posti letto in terapia intensiva: dai 9.463 del 13 aprile agli 8.840 del 22 aprile, con una perdita di 250 posti per la sola Lombardia, in gran parte nelle strutture private. Il ministro Francesco Boccia lancia l’allarme: «Le regole e il calendario di riaperture che concorderemo avranno un punto fermo. Più un territorio è sicuro, più le misure potranno essere allentate. Più il contagio sale, più scatteranno nuove restrizioni. È evidente che le Regioni non devono mai abbassare la guardia, terapie intensive, subintensive e interventi sanitari immediati sui contagiati devono essere la priorità assoluta». E dunque anche valutando questi numeri si scaglioneranno le riaperture a partire dalla prossima settimana.
Lo stesso pressing arriva dalle imprese che producono materiali da costruzione, arredamento e finitura. I sindacati fanno resistenza e, come sospettano nel Pd, «il ministro dello Sviluppo, Stefano Patuanelli, non vuole litigare con Cgil, Cisl e Uil». A preoccupare il governo sono le decisioni dei governatori sul fronte sanitario. In particolare, la diminuzione del numero di posti letto in terapia intensiva: dai 9.463 del 13 aprile agli 8.840 del 22 aprile, con una perdita di 250 posti per la sola Lombardia, in gran parte nelle strutture private. Il ministro Francesco Boccia lancia l’allarme: «Le regole e il calendario di riaperture che concorderemo avranno un punto fermo. Più un territorio è sicuro, più le misure potranno essere allentate. Più il contagio sale, più scatteranno nuove restrizioni. È evidente che le Regioni non devono mai abbassare la guardia, terapie intensive, subintensive e interventi sanitari immediati sui contagiati devono essere la priorità assoluta». E dunque anche valutando questi numeri si scaglioneranno le riaperture a partire dalla prossima settimana.
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