Coronavirus in Sicilia, preoccupano gli asintomatici
L’epidemia di coronavirus in Sicilia, in attesa dei dati della riapertura pressoché totale del 3 giugno e l’addio a quarantena e autocertificazioni varie per gli spostamenti tra Regioni, si può dire che sia in totale ritirata. Se come dice qualche virologo, il Covid-19 “clinicamente” non esiste più (esagerando magari, ma alzi la mano chi ha avuto un quadro ben chiaro della cosa dando solo ascolto agli esperti), si può tranquillamente affermare, con tutti gli scongiuri del caso, che al 7 di giugno in Sicilia, anche numericamente il coronavirus è ormai poca roba.
Solo otto i positivi segnalati nella settimana tra il 31 maggio e ieri, mentre i malati di Covid-19 in Sicilia sono 866 in tutto, 133 in meno rispetto a sette giorni fa. In ospedale rimangono 47 persone (27 in meno rispetto a una settimana fa), invariato a 7 il numero dei posti occupati in terapia intensiva, 812 in isolamento domiciliare. Per due volte consecutive in Sicilia c’è stato “contagio zero”, nel corso degli ultimi sette giorni.
Dal 23 al 21 maggio i casi erano stati 21, quasi il triplo. L’Isola rimane la penultima regione nel rapporto tra contagiati e abitanti (lo 0,069%), con Palermo ancora il capoluogo di Regione “migliore” sotto questo punto di vista.
Nella settimana tra il 16 e il 23 maggio, i nuovi contagi erano stati 39 (contro i 69 di una settimana prima), con una crescita dell’1,1%. Per fare un confronto dell’andamento, nella settimana tra il 9 e il 16 maggio, i “nuovi positivi” in Sicilia sono stati 69, una crescita del 2% circa, più bassa dei sette giorni precedenti (101 e 3,1%).
Nella settimana tra il 2 e il 9 maggio, i nuovi contagi erano passati da 3212 a 3313, con una crescita del 3,1%, la metà rispetto alla stima precedente. Nella settimana dal 25 aprile al 2 maggio, c’era stata una crescita dei casi di coronavirus del 6,3%, da 3020 a 3213, dunque 193 contagiati in più. Dal 18 aprile al 25 aprile erano stati 348, con +13%. Dal 3 al 10 aprile l'aumento era stato di 432 unità (da 1932 a 2364), con una percentuale del 22%. Esattamente la metà di quanto avvenuto la settimana prima (44%) e nulla in confronto a quanto avvenuto dal 21 al 28 marzo, quando si era arrivati ad un preoccupante +177%.
Non ci vuole né un matematico né uno scienziato né un epidemiologo per leggere questi dati e capire che l’epidemia in Sicilia non è scomparsa, d’accordo, ma si sta quantomeno ritirando. E anche il nuovo “indice di trasmissibilità” dell’Isola lo conferma, in discesa rispetto a qualche giorno fa: 0,55 (abbondantemente sotto l’1), uno dei migliori in Italia.
Occhio però: in molte Regioni la situazione di Covid-19 è "epidemiologicamente fluida”, avvertono l'Istituto superiore di sanità (Iss) e il ministero della Salute nell'ultimo report. E guardando ai valori dell'indice di trasmissibilità Rt che si riscontrano da Nord a Sud emerge chiaramente. Secondo l'ultimo aggiornamento, nel Belpaese si viaggia da un Rt pari a zero in Basilicata a quello della Lombardia, la regione più colpita dai contagi nei mesi clou dell'emergenza, che ha al momento il valore più alto: un Rt pari a 0,91, in lieve risalita (nella precedente rilevazione era a 0,75) ma comunque sotto la soglia di 1, ritenuta importante dagli esperti.
Nella fascia medio-bassa regioni come Umbria (0,65) e Veneto (0,61), Molise (0,59), Campania, Emilia Romagna e Piemonte con un valore di Rt pari a 0,58, Sicilia a 0,55. Seguono la Liguria con un Rt pari a 0,48, la Calabria con 0,37 e la Sardegna ferma a 0,14, tra i valori più bassi registrati nella Penisola.
Si è spesso sentito dire, nel corso di queste emergenza che sembra infinita, “le prossime due settimana saranno decisive”. Mai come questa volta però la tendenza che si vedrà da qui alla terza settimana di giugno sarà determinante quantomeno per capire che estate potremmo vivere. Con tutto aperto, prima di tutto i collegamenti tra Regioni, e con “l’abolizione” della quarantena, se la circolazione del virus in Sicilia dovesse rimanere quella dell’ultima settimana o addirittura diminuire (diventando quindi davvero prossima allo zero), allora la speranza di un’estate normale diventerebbe (quasi) realtà.
Il rischio, anzi i rischi, sono due, al netto dei comportamenti (non sempre corretti, anzi) dei cittadini: i movimenti da Regioni con ancora oggi un alto tasso di infezione (Lombardia innanzitutto) e c’è anche la questione degli asintomatici, che sono la stragrande maggioranza delle infezioni rilevate nell’ultimo periodo. E' vero anche che tutt'oggi è un mistero il loro grado di contagiosità: secondo un recente studio italiano, la loro "carica virale", negli ultimi tempi, sarebbe notevolmente diminuita.
Ai sindaci pero' questi casi preoccupano e non poco, e la situazione ad esempio di Marsala è sotto gli occhi di tutti. Le parole del primo cittadino Alberto Di Girolamo sono chiare, e mandano un messaggio alla Regione. «Anche questa volta - scrive il primo cittadino - si tratta (parlando di un positivo asintomatico) di un soggetto proveniente dal nord Italia, nello specifico dalla Lombardia, che giunto a Marsala è stato messo in quarantena, al termine della quale sottoposto a tampone, il cui esito è positivo. È una trentenne. Quindi tutti i tre casi sono persone giovani, provenienti dal Nord, asintomatici e sono stati scoperti perché hanno fatto il tampone dopo la quarantena. Come sappiamo, dal 3 giugno tutto ciò non viene più fatto, come stabilito dal governo e dalle regioni. Io complessivamente non sono d’accordo, per cui insieme ad altri sindaci sto insistendo affinchè il governatore Nello Musumeci provveda a far registrare, e sottoporre a tampone, chi arriva in Sicilia».
Fonte GdS
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