Io sono Jonathan Scrivener di Claude Houghton


James Wrexham ha un lavoro che non ama e una vita che scorre lenta, anonima e piatta, in profonda solitudine.

Lo slancio di non rassegnarsi a vivere da spettatore, rinunciando al mondo ed alla sua giostra, lo conduce a Londra, ad accettare un'offerta di lavoro come segretario di biblioteca del signor Jonathan Scrivener. La sua nuova occupazione sarà quella di catalogare gli infiniti volumi presenti nella lussuosa dimora del ricco e misterioso inglese, che si trova all'estero sine die.

Il prezioso volume di Claude Houghton, pubblicato nel 1930, è un giallo psicologico fascinoso e trasversale ai giorni. 

Esso narra, attraverso la bocca d'un narratore incanalato e imprigionato da lattiginoso surrogato del vivere, dei misteri della vita, dell'incognita delle emozioni, delle cupe ansie e di quegli smarrimenti cuciti addosso a ciascuno e tutti, nel ritmato alternarsi delle stagioni del tempo e del cuore.

Fanno ingresso nella storia, uno ad uno, enigmatici personaggi, sedicenti amici del fantomatico signor Scrivener.

Essi s'alternano e s'aggirano per casa in un valzer inquieto, parimenti ai loro spiriti, e racconteranno ognuno le proprie vite, e ciascuno quella degli altri.

Wrexham, attraverso le narrazioni disarticolate e contrastanti dei personaggi/amici di Scrivener, tenta di incasellare la personalità del suo evanescente datore di lavoro, dipinto sotto poliedriche luci, come un eccentrico artista, un  misantropo, uno spirito libero e avventuriero.

Ciascuno dal proprio osservatorio delinea un'entità misteriosa e inafferrabile, suffragata dal peso dell'assenza fisica di Scrivener e della sua identità alienata ma immanente nel corpo d'una narrazione surreale.

In una ossessiva ricostruzione d'un mosaico improbabile, nello studio d'un ignoto datore di lavoro, s'incastona un viaggio articolato e intimo, per Wrexham, alla ricerca di se', della propria identità. Fino al suo ingresso nella biblioteca di Mr Scrivener viveva in terra come un'ospite di passaggio, incorporeo e trasparente al mondo.

Nulla è di scontato, nulla è di certo. Nella storia come nella vita. Attraverso le frastagliate esistenze degli altri, si sviluppa un'intricata riflessione sul batter d'esistenza, sui suoi segreti, su discese e risalite, tra raffiche ventose e silente bonaccia.

Poco importa al lettore in quale angolo di terra si trovi Jonathan Scrivener, tentato com'è, per come lui stesso scrive a Wrexham, in qualsiasi luogo sia, di poter guardare la vita con gli occhi di un fantasma. "La vita come il mondo è ricco di ipotesi, rigido nel codice e geloso nelle sue prerogative."

E' un libro denso di suggestioni, riflessioni, sperimentazioni interiori, aleggia, perpetua costante, una potente relatività del tempo, la cui semplice durata è nulla, un orologio che avanza senza lancette. Ove tempo e saggezza s'incrociano ma non collimano, ove la vecchiaia non corrisponde a un cuore saggio poichè non è la quantità ma la qualità, l'intensità d'ogni vibrazione che rendono la vita degna d'esser vissuta.

I personaggi tutti, sotterranei o emersi che siano, assurgono a pellegrini di un'odissea, in un gioco di specchi, d'identità nascoste, di mille facce e altrettante inquietudini.

La muta assenza che aleggia mistica ed incorporea s'appaia al sentire del narratore, che seguita ad arrovellarsi su un cambiamento di sè che non rende, ahimè, palpabile la vita vera. Perchè "i desideri, come le farfalle, ci affascinano solo finchè ci sfuggono, e quando le abbiamo in mano sono soltanto cose morte che infilziamo con uno spillo, e ci manca il coraggio di ammettere la futilità del gioco".

Lo spirito di ricerca che sospinge d'illusione in illusione, l'eterno viaggio alla ricerca d'una parvenza di verità, la ribellione contro il destino, l'innamoramento per i ricordi, tutti i moti del cuore dei personaggi riflettono la folle corsa dei pensieri d'ogni animo umano che s'aggira in questa terra in balìa del fato, "di noi che stiamo qui, a guardare quella luce che scivola nel buio e poi scompare."

Eva Di Betta


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