Sempre tornare di Daniele Mencarelli


E' sempre tornare. E' un viaggio fisico e metafisico alla ricerca del mondo e di sè, nel mondo.

E' la profonda inquietudine del giovanissimo Daniele che segna le lancette del tempo del suo andare, abbracciato ai suoi fulgidi diciassette anni ed alla sua valigia verde speranza, gonfia di sogni, troppo pesante sì che il ragazzo, lungo il suo cammino la scarica, liberandosi del superfluo, che appesantisce corpo e cuore.

La storia narrata da Daniele Mencarelli ha inizio quando il protagonista, in vacanza con gli amici in Riviera Romagnola, dopo una serata spiacevole  al Cocoricò, prende la decisione di proseguire da solo il suo percorso, all'oscuro dei propri familiari e così, svincolato dal  gruppetto, comincia la sua avventura, senza soldi nè documenti, solo con lo slancio netto e forte di tuffarsi nella vita, per molteplici strade, assaporando l'odor d'esistenza e accesi palpiti. Senza filtri, senza sconti.

Daniele è uno spirito giovane, libero da condizionamenti, sensibile da lasciarsi permeare dalle emozioni, nudo e a petto aperto. Quelle arricchenti, dirompenti e quelle che parrebbero sbriciolare l'anima. Con coraggio, con quel coraggio reso dal tempo, che è affacciarsi ad ogni ignoto orizzonte, a ogni sorger di sole, e prepararsi alla salita da compiere, fatta, a volte, "di parole da tirarsi fuori dalla bocca con le pinze".

E' un viaggio misto di sudore e lacrime, di scoperta e impulsi di felicità elettrica. La mente di un adolescente è fucina di batticuori, un castello da edificare mattone su mattone per renderlo reggia dell'anima.

Scoprendo così, in cammino, che le persone s'abbracciano perchè così l'amore dentro di loro può parlarsi, che la distanza giusta dal fuoco è quella che ci fa rischiare di bruciarsi, perchè occorre giocarsi tutto con tutta l'intensità che il nostro cuore può reggere. Che la bellezza del ricordo lo sostiene, quel cuore, non ovatta i sentimenti, li incasella imbalsamati in un angolo, lasciando quel profumo gentile di caro.

La melodiosa opera di Daniele Mencarelli è vibrante poesia, ha una potenza narrativa tale da sfiorare alte corde del sentire di chi sa porsi in ascolto, con l'animo.

E' avvolgente spiritualità, d'una essenza aleggiante e trascendente, cui affidiamo il carico del nostro cuore, i pensieri più intimi e ogni preghiera, che etichettiamo con un nome bastevole a sentirsi amati e protetti, a sentirsi bene.

Lo slancio emotivo, la fame di curiosità, di quell'esser da soli che si declina nello stare con tutti, s'interseca, impalpabile binario, con quell'imparare a tender le mani all'altro, in arrendevole richiesta d'un sodalizio d'intenti che mescola, in amorevole sincronia, il bene fatto e quello reso. D'un tozzo di pane, d'un giaciglio che sgravi le pene al cammino, d'un pollice levato, prioettato al mondo, capace di restituire in materno abbraccio radiosa bellezza, d'una natura benevola e pulsante, ad ogni angolo, traboccante, ad ogni scorcio, di grazia e beltà.

L'ultima alba del peregrinare di Daniele, che gli irradia i sogni e i passi, gli spalanca un' indiscussa certezza: dopo tanto vagare, dopo poliedrico peregrinare, si anela, impellente, il ritorno a casa.

Ad ogni andare corrisponde sempre un tornare. E il proprio fazzoletto d'appartenenza, le proprie mura, ove alberga quel lembo amoroso che è sostanza ed essenza insieme, sono rifugio, sono ricamo d'anelata pace. Del corpo e del cuore. Impreziosito dalla consapevolezza che il vivere cosmico, la natura con il suo fascino arcano, l'uomo con i suoi plurimi misteri, smaniosi ci domandano una partecipazione stupita a questo gioco.


Eva Di Betta

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