Verso la Fase 2, il premier Conte: "Serve ancora, e più di prima, la collaborazione da parte di ciascuno di noi"
Questa mattina il Presidente
del Consiglio, Giuseppe Conte è intervenuto con un post Facebook in vista del tanto atteso 4 maggio, giornata d'inizio della fase 2 di questa emergenza. "E'
fondamentale" afferma "non abbassare la guardia. Siamo ancora in
piena pandemia e gesti di disattenzione potrebbero vanificare tutti gli sforzi
sin qui fatti. Serve ancora, e più di prima, la collaborazione da parte di
ciascuno di noi."
Di seguito la sua intervista
di oggi a "La Stampa".
di Massimo Giannini
«Entriamo nella "fase
due" dell'emergenza. Questo non casualmente, ma grazie al poderoso sforzo
collettivo che abbiamo fatto tutti insieme e che ci ha permesso di ricondurre a
un livello accettabile la soglia del contagio. Questa nuova fase ci è costata
enormi sacrifici ed è per questo che non può essere intesa come un "liberi
tutti"...».
Sono le nove della sera, e dopo
una giornata spesa a lavorare tra casa e Palazzo Chigi Giuseppe Conte, al
telefono, tira le somme. Domani l'Italia riapre. Ma restano confusione e
insoddisfazione. Il Presidente del Consiglio lo sa. E in questa intervista a La
Stampa, risponde a tutte le critiche. «Dobbiamo continuare a rispettare le
regole sul distanziamento fisico. Evitiamo gesti di disattenzione o, peggio,
un'opera di rimozione collettiva. Il virus continua a circolare tra noi, siamo
ancora in piena pandemia. Ho anche anticipato un cronoprogramma di massima, per
pianificare una ripresa sicura e sostenibile».
Presidente, l’opinione
pubblica è disorientata, le imprese scontente…
“Sì, c’è delusione da parte di
molti operatori economici. Li capisco, ma per riavviare il circuito economico
di beni e servizi meno necessari occorre che i clienti si entrano sicuri e
protetti. Nei giorni scorsi il Ministro Speranza ha adottato il provvedimento
che definisce le soglie-allarme. E’ uno strumento fondamentale della strategia
di contenimento del contagio per la fase 2. Se nei prossimi giorni avremo
risultati positivi potremo anche valutare di anticipare alcune riaperture,
venendo incontro ad alcune specifiche richieste delle Regioni. Ma una cosa è
riaprire sulla base di verifiche agganciate ad accurati parametri che tengano
conto dell’andamento epidemiologico, altra cosa è farlo in base a iniziative
estemporanee”.
È quello che stanno facendo le
Regioni. Siete arrivati al punto di minacciare l’impugnazione delle ordinanze
territoriali…
“Le divergenze di vedute sono
fisiologiche, ma come ha ripetuto più volte il Presidente Mattarella, in questa
fase particolarmente critica, dobbiamo mantenere saldo il principio di
coordinamento delle iniziative e lo spirito di leale collaborazione tra le
varie istituzioni dello Stato. Con le Regioni e gli enti locali il nostro
dialogo è costante e, nel complesso, anche fruttuoso. Stiamo ottenendo questi
risultati con lo sforzo di tutti, Il nostro obiettivo è quello di essere tutti
al servizio di un piano organizzato su presupposti scientifici, che ci
garantisca di attraversare la fase 2 in modo ordinato, limitando quanto più
possibile ulteriori danni. Quanto all’impugnazione delle ordinanze
territoriali, la riserviamo solo ai casi di estrema necessità”.
A proposito di scontro tra
poteri: la accusano di aver valicato i confini della Costituzione con lo
strumento Dpcm. Renzi dice addirittura “non abbiamo negato i pieni poteri a
Salvini per darli a Conte”…
Sono fortemente convinto che un
sistema come il nostro non abbia affatto bisogno di investiture messianiche, né
di uomini investiti di pieni poteri. Più semplicemente ha bisogno di persone
che abbiano cultura istituzionale e senso di responsabilità, consapevoli di
dover agire per il bene comune, non distratti dal proprio “particulare” o
condizionati da gruppi o cordate. Dobbiamo essere orgogliosi di avere
rispettato l’equilibrio tra poteri costituzionali, inserendo i Dpcm che sono
serviti a introdurre, per un periodo limitato, le misure contenitive secondo
criteri di adeguatezza proporzionalità e tempestività nell'ambito di uno stato
di emergenza nazionale dichiarato per un periodo di sei mesi e nel rispetto del
quadro regolatorio definito dai decreti-legge, che sono atti equiparati alla
legge, ma sottoposti al vaglio del Parlamento, secondo le previsioni della
Costituzione».
Vi siete affidati agli
scienziati per sfuggire alla responsabilità politica di decidere?
«In queste settimane ho ricevuto
critiche che hanno sostenuto tutto e il contrario di tutto. Trasparenza,
massima precauzione, proporzionalità e adeguatezza sono stati sempre, sin
dall'inizio, ¡ principi che ci hanno guidato. Abbiamo sempre cercato di porre a
fondamento delle nostre scelte delle evidenze scientifiche, fermo restando che
ci siamo sempre assunti tutta la responsabilità politica delle nostre
decisioni. Non abbiamo mai pensato di delegare alla scienza la responsabilità
di governo».
Avete ingaggiato Domenico
Arcuri come supercommissario, ma sulle mascherine c'è tuttora il caos. Perché?
"Arcuri sta svolgendo un
ottimo lavoro. Al momento le Regioni hanno in deposito 47 milioni di
mascherine. Da lunedì saremo in grado di distribuirne 12 milioni al giorno, da
giugno 18 milioni, da agosto 24 milioni. Abbiamo calmierato il prezzo a 50
centesimi ed elimineremo completamente l'IVA. Una decisione che va a tutto
vantaggio dei cittadini, e che combatte ogni forma di speculazione. Stiamo
venendo incontro anche alle varie esigenze dei produttori e dei farmacisti».
Perché tanto ritardo sui
tamponi e sui test sierologici?
"Ad oggi abbiamo inviato 2,7
milioni di tamponi alle Regioni. Nei prossimi due mesi le riforniremo con altri
5 milioni. Dalla prossima settimana inizieremo a fare i test sierologici, su un
campione di 150mila cittadini selezionati da Istat e Inail. A questi vanno
aggiunti quelli che le regioni stanno già facendo».
Avete chiamato Vittorio Colao
per gestire insieme alla Commissione Pisano l'introduzione della app
"Immuni", ma siamo in alto mare...
«L’App è su base volontaria, si
affiancherà ad altri strumenti di contact tracing e si basa sulla tecnologia
Bluetooth Low Energy. Questa scelta permette di rispettare la privacy dei
cittadini in quanto la persona non è geolocalizzata. Ma prima della diffusione
di Immuni su tutto il territorio nazionale è necessario effettuare dei test e
questo richiede tempi tecnici che non possono essere compressi».
Passiamo all'economia. Abbiamo
appena celebrato la festa del lavoro senza il lavoro. Come ci ritireremo su?
«Fino a ora il Governo ha
stanziato 36 miliardi di euro per sostenere i lavoratori e 40 per le imprese, a
cui si aggiungono le azioni per attivare moratorie su mutui e prestiti e per
porre garanzie sulla liquidità a beneficio delle aziende. È vero, ci lasciamo
alle spalle un Primo Maggio estremamente triste, ma questo non deve impedirci
di ricordare la centralità del lavoro e di ringraziare ancora una volta le
tante persone che con i loro sforzi hanno permesso al Paese di resistere e di
contrastare l'avanzata del virus. Ora, però, è il momento di ripartire».
E come si fa, se il Pil crolla
del 5% e il decreto aprile slitta a maggio?
«Questo nuovo decreto sta
richiedendo un grande impegno da parte dell'intera squadra. Con la ministra
Catalfo stiamo predisponendo il rinnovo automatico della cassa integrazione e
del bonus da 600 euro, che renderemo più consistente. Offriremo un bonus anche
agli stagionali del turismo e degli stabilimenti balneari, ai collaboratori
sportivi, ai lavoratori in somministrazione, a colf e badanti che hanno visto
ridursi l'orario di lavoro. Interverremo per le altre fasce sociali prive di
reddito e riproporremo il congedo straordinario e il voucher babysitting ai
genitori che lavorano, insieme a varie altre misure di protezione sociale».
Ma intanto Cig, bonus e
prestiti bancari sono in clamoroso ritardo...
«Ne siamo consapevoli, ed è per
questo che nel nuovo decreto economico adotteremo un meccanismo ancora più
accelerato. Alcune erogazioni avverranno sulla base dell'anagrafica già
acquisita con il precedente decreto "Cura Italia"; queste somme verranno
erogate tramite un semplice click dei sistemi informatici. Vorrei ricordare,
comunque, che il 75% delle domande per il bonus autonomi è stato accolto entro
fine aprile; sulle restanti l’Inps è in contatto con i beneficiari per
risolvere i problemi. Molte Regioni, poi, hanno tardato a presentare le liste
dei beneficiari della cassa integrazione in deroga all’Inps. Quanto al
"decreto liquidità" nei prossimi giorni solleciterò personalmente i
vertici delle banche affinché sorveglino che le istruzioni operative dirette ad
attuare le norme del decreto siano osservate in tutte le agenzie; chiederò loro
un preciso resoconto delle pratiche trattate e dei finanziamenti erogati. Mi
arrivano molte segnalazioni di ritardi applicativi. C'è la garanzia dello Stato:
questi ritardi non ce li possiamo permettere. Dobbiamo fare in modo che queste
somme arrivino al più presto nelle casse delle imprese».
Per uscire da questo abisso
stiamo portando il debito pubblico al 160% del Pil. Si sente di escludere
categoricamente una patrimoniale?
«Si, escludo una patrimoniale. Il
nostro debito rimane sostenibile, nel quadro di un risparmio privato molto
cospicuo e di una resilienza particolarmente spiccata del nostro intero sistema
economico. La maggior parte del debito aggiuntivo che dovremo collocare per
fronteggiare la crisi, peraltro, sarà coperta dal programma di acquisti della
BCE. Ci stiamo adoperando affinché i pagamenti per gli interessi - al netto
della quota che ci viene retrocessa dalla Banca d’Italia a seguito dei suoi acquisti
- risultino alla fine in linea con quelli attuali».
Eppure Fitch ci ha appena
declassato.
"Il declassamento di Fitch è
ingiustificato ma non mi ha rubato il sonno. Mi preoccupano, invece, le
famiglie in difficoltà, i lavoratori che rischiano di perdere il lavoro, gli
autonomi e le imprese che rischiano di chiudere».
E sul Mes cosa mi dice? Alla
fine prenderemo il prestito da 37 miliardi per le spese sanitarie?
«Non mi ci faccia ritornare
sopra: analizzeremo i testi finali e valuteremo insieme al Parlamento, al quale
spetta l'ultima parola. All'ultimo Consiglio europeo sul Mes ho ribadito che
l'unica condizionalità ammissibile è che le risorse siano utilizzate per le
spese sanitarie dirette e indirette».
II Recovery Fund, sul quale
lei si è battuto all'ultimo consiglio europeo, non c'è ancora. Lei crede
davvero di poterlo ottenere prima dell'estate?
«Il Fondo per la ripresa è il
nostro obiettivo strategico, e abbiamo posto come condizione che sia subito
operativo. Stiamo aspettando la proposta della Commissione insieme a quella del
prossimo Bilancio pluriennale dell’UE, e intanto continuiamo a lavorare per
fare in modo che abbia una dotazione finanziaria consistente e prevede
trasferimenti diretti ai Paesi più colpiti, in modo da non penalizzare quelli
con debiti pubblici elevati. In gioco non c’è il destino di un singolo Paese,
ma la credibilità stessa dell’UE, da Nord a Sud”.
Vi accusa anche la Chiesa, per
il divieto sulle messe. Cosa le ha detto Papa Francesco, nella telefonata a
Santa Marta?
«Papa Francesco esprime un enorme
carisma pastorale, che è di grande conforto in questa drammatica situazione. È
molto virino a me e a tutti noi che abbiamo responsabilità istituzionali, ma
anche a tutti i cittadini che vivono l'angoscia della perdita di propri cari e
le ristrettezze causate dall'emergenza. Con la Dei abbiamo avviato un confronto
che avrà come esito un protocollo che possa garantire la piena sicurezza nello
svolgimento delle celebrazioni liturgiche, nell'interesse dei fedeli e degli
stessi ministri di culto».
Da giorni il pressing sul
governo è asfissiante. Si parla di Draghi, di «governo tecnico», di «larghe
intese»...
«C'è un costante chiacchiericcio,
sullo sfondo, che fa parte del gioco politico italiano. Non mi distrae. L'unica
cosa che mi preoccupa è riuscire a dare risposte a chi è stato colpito da
questa crisi. Certamente, in un momento di emergenza e di difficoltà economica
l'instabilità sarebbe un danno serio per il Paese e non possiamo affatto
permettercela. Danneggerebbe anche la reputazione dell'Italia nel mondo, che è
lievitata anche per il modo dignitoso e coraggioso con cui l'intera comunità
nazionale ha reagito alla pandemia. Ora dobbiamo programmare il nostro rilancio
e remare tutti nella medesima direzione. Io ce la metterò tutta".
L'insofferenza di Renzi non la
preoccupa? Un passo m più, e arriva il «Giuseppe stai sereno»...
«Stiamo lavorando bene con Italia
Viva. La maggioranza è solida. Io ho sempre dato priorità alla forza e alla
ragionevolezza delle proposte, al di là di chi le sostiene, al di là se è
rappresentativo del 2 o del 25 per cento del Paese. Quando ci confrontiamo coi
capi delegazione dei vari partiti ognuno ha lo stesso peso. Ma ci vuole
consapevolezza che non si governa da soli, ma in coalizione. Ad oggi ogni forza
politica ha dato il proprio prezioso contributo e il risultato finale lo
considero molto buono. Ora ci aspettano mesi difficili: la stabilità e la
coesione del governo sono valori che rafforzano l'immagine del Paese anche nei
negoziati con l'Ue».
Berlusconi continua a
smarcarsi da Salvini e Meloni; potrebbe essere lui la stampella azzurra che
sostituisce Italia Viva?
«E’ apprezzabile che vi siano
forze di opposizione che, come Forza Italia, assolvono al loro compito in modo
critico ma costruttivo. Ma rimane ben chiara la distinzione dei ruoli».
Anche M5S vive un momento
difficile. Di Battista scalpita, Di Maio regge l'urto?
«All'interno del Movimento vi è
sempre stata una sana dialettica tra varie anime, secondo logiche molto
trasparenti e costruttive. Mi sembra che nessuna di queste anime metta in
dubbio il valore di questa esperienza di governo. L'intero Movimento sta
offrendo un'ottima prova di sé in questa fase emergenziale: solido, concreto,
propositivo».
Possiamo dire che in questo
momento Zingaretti è la sua vera "guardia rossa"?
«Posso dire che sento questo
esecutivo molto consono alla mia visione riformatrice del Paese. Il fatto che
ci sia apprezzamento da parte del M5S, del Pd e delle altre forze politiche per
l'impegno che sto profondendo mi fa piacere e mi dà forza per affrontare con
ancora più determinazione le difficoltà della ricostruzione».
Quando questa esperienza sarà
finita «non farò il Cincinnato», ha detto qualche mese fa. Farà un suo partito?
«In questo momento sono
concentrato solo sul futuro del paese, ci sono tante risposte che i cittadini
attendono dal governo. Il mio futuro adesso non conta».
I suoi nemici la chiamano
«trasformista», i suoi amici la considerano «l'erede di Moro»: chi è Giuseppe
Conte?
«Un cittadino di buone letture,
formatosi al cattolicesimo democratico, che ha l'onore di servire il proprio
Paese e che cerca di svolgere questo compito con disciplina e onore, con la
piena consapevolezza dell'intima connessione che esiste tra libertà ed
eguaglianza».
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